LA STORIA
Scolpire la pietra vuol dire “togliere” con metodo, lisciatura dopo lisciatura,
dalla materia grezza grumi di eccedenza, eccedenze che, nello scomparire mano a mano,
lasciano quella levigatezza ai volti, alle forme curvilinee.
La pietra, nelle eccezioni dell’ alabastro prima, poi il marmo di Carrara e il travertino con
la venuta in Maremma. Venature dei marmi,
striature colorate del travertino, nelle cave lo scultore scegli quel grezzo
ed intuisce l’esito finale.
Lo scultore ha l'abilità di manipolare la materia inanimata per conferirle
quel guizzo vitalistico, pieno di rimandi ad una narrativa.
Nel mondo egizio e orientale erano già note tutte le tecniche della scultura;
il materiale di maggior uso era la pietra (granito, basalto, porfido e altre).
In Grecia si usarono dapprima il calcare e l'arenaria, più tardi si preferì il marmo
pario il cui uso aveva un'antica tradizione. Presso gli Etruschi si usò la terracotta
vivacemente dipinta per le sculture architettoniche dei templi e pietra locale
(peperino, nenfro, alabastro) per le sculture tombali.
In età romana imperiale fu largamente usato il marmo policromo di diverse provenienze.
La tecnica usata per le statue
di grandi dimensioni era il sistema dei 'punti': da un piccolo modello di cera o da un bozzetto
in terracotta, si riportavano le misure sulla pietra con una sorta di pantografo.
Non si conobbe
nel primo Medioevo e nell'età barbarica una vera e propria scultura in pietra se non in elementari
forme espressive quali il graffito e l'incisione.